Primo messaggero

Il sole cala e lascia dietro di me una lunga ombra come una grande nave, scia. Una grande nave con i motori che dall’esterno lasciano vedere il fumo che lento si dissipa come condensa su di un vetro, un dito. Il disegno da cui intravedo l’esterno attraverso il vetro è una ragnatela. La scia che lascia il mio respiro condensato in ciò che vedo non mi dice se sono in trappola o la.

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Ora, devastato vuoto

Questa assenza non giustifica

Solo il vuoto saprebbe

Risponde a

una pagina bianca

Una pagina devastata.

*

Ora

Parola strozzata

Del non dire detto che è eco e mai ora

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Ho trovato dei capelli sul cuscino

Il Po grigio scivola su sé stesso, guardarlo per specchiarsi, pensare di non essere sé, d’essersi inquinati di non somigliarsi .

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Grado Precario Stabile

Precari , come prima che costino.

Si parla con molte ombre e si allungano come il fumo in questo caldo tra i monti .

I discorsi sui concorsi sono bicchieri da tenere lì, a far sciogliere il ghiaccio per allungare un po’ il pastis.

Chi sta accanto accecato da promesse installate retroproiettate nei suoi buchi oculari e standard ben pensati da stendere sui social.

Panni stesi tra i balconi in un tramonto scuro, un rogo tossico.

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Corso

Il passo lento di un passante
Tra i semafori lampeggianti
Del boulevard deserto.
In quest’ora antica, cieca
Che brancola verso di me
Per illuminarsi.
La luce si dimena fioca
Nei miei occhi mentre torno a letto
Lento per non svegliare il volto
Di cui vedo solo una guancia
Che interrogo senza alcuna domanda.
Riconosco la condanna
La superficie che nomino
L’immenso dono
Costruire geometrie di suono
Infestandole di spettri di luce.
Altrove il tuo sonno , l’uomo oltre il campo visivo
Io mentre scrivo .

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